Lean Six Sigma Black Belt nei Servizi: +7,7% Soddisfazione Clienti

Come Trasformare 7 Anni di Dati in Risultati Concreti: La Storia di Nicola

Da Open Innovation Officer a Black Belt: quando l’analisi dei dati incontra il miglioramento continuo


Nicola Doppio lavora a Hub Innovazione Trentino. Per chi non lo conoscesse, è quella fondazione che fa da ponte tra università e imprese – quegli enti che sulla carta dovrebbero far “incontrare la ricerca con il business”.

Il problema? Anche chi si occupa di innovazione, a volte, ha bisogno di innovare.

Da intuizioni a metodologia 

Parliamoci chiaro: quando gestisci programmi di open innovation da anni, accumuli dati. Tanti dati.

E quando vedi che alcune aziende sono meno soddisfatte del previsto, la tentazione è sempre quella di dire “beh, è innovazione, è normale che non sempre funzioni”.

Nicola invece ha fatto una cosa diversa.

Ha guardato quei dati di 7 anni di programmi e si è detto: “E se ci fosse un pattern nascosto qui dentro?”

La metodologia Six Sigma applicata ai servizi: analisi DMAIC

Quello che è successo dopo è una di quelle storie che dimostrano come il miglioramento continuo non sia solo per la manifattura.

Invece di continuare a navigare a vista, Nicola si è formato con la certificazione Six Sigma Black Belt. Non per collezionare titoli, ma per applicare una metodologia strutturata a un problema concreto.

Il progetto che ha sviluppato? Un’analisi DMAIC completa sui dati di 7 anni di programmi di open innovation.

Cosa significa in pratica?

  • Define: Definizione del problema (soddisfazione aziendale sotto le aspettative)
  • Measure: Misurazione dei dati esistenti dal 2017
  • Analyze: Analisi statistica per identificare le cause principali
  • Improve: Implementazione di interventi mirati
  • Control: Monitoraggio dei risultati nell’edizione 2024

(E qui devo ammettere una cosa: quando vedi DMAIC applicato a servizi B2B invece che a una catena di montaggio, capisci davvero la potenza di questo approccio)

Risultati misurabili: quando i dati parlano chiaro

Il modello statistico sviluppato da Nicola è riuscito a spiegare il 54% della variabilità nei risultati dei programmi di open innovation.

Cosa significa? Che più della metà dei fattori che determinavano se un’azienda era soddisfatta o meno erano ora identificabili e controllabili.

Sulla base di questa analisi, il team ha implementato interventi di miglioramento mirati nell’edizione 2024:

  • +7,7% di soddisfazione delle aziende (obiettivo iniziale era +5%)
  • Riduzione significativa della variabilità del processo
  • Eliminazione dei “difetti” – nessuna azienda più sotto la soglia di soddisfazione critica
  • Processo più controllato e prevedibile

Ma la cosa più interessante? Nicola non si è fermato a risolvere il problema. Ha creato un sistema replicabile per tutti gli altri programmi dell’hub.

La parte che nessuno ti racconta

Quello che mi colpisce di più di questa storia non sono i numeri (che comunque parlano chiaro).

È il fatto che Nicola sia riuscito a coinvolgere tutto il team nel progetto.

“Ogni riunione doveva essere un’opportunità di crescita per i colleghi. Non solo operatività, ma anche formazione sui metodi che stavamo usando.”

Questa è leadership vera. Non il Black Belt che si isola con i suoi strumenti, ma quello che porta gli altri con sé.

Perché questa storia è importante

Tre motivi:

1. Funziona anche nei servizi Nicola ha dimostrato che Six Sigma non è solo per fabbriche di bulloni. Funziona ovunque ci siano processi da migliorare.

2. I dati che hai già bastano Non serviva raccogliere nuovi dati. Bastava guardare quelli esistenti con l’approccio giusto.

3. Il vero valore è nel metodo La certificazione ha dato a Nicola qualcosa che l’esperienza da sola non poteva dare: una struttura per pensare ai problemi.

Dall’esperienza individuale alla trasformazione organizzativa

Nicola sta già pianificando il prossimo step: formare alcuni colleghi come Yellow Belt per estendere la cultura del miglioramento continuo in tutta l’organizzazione.

La sua strategia? Creare un effetto cascata:

  • Yellow Belt per il team operativo (formazione base sui principi)
  • Green Belt per i project manager (gestione progetti di miglioramento)
  • Black Belt per i leader di processo (trasformazione strategica)

Perché quando capisci che una metodologia funziona, l’obiettivo diventa scalare l’impatto su tutta l’organizzazione.

“L’idea è proporre un Yellow Belt ad almeno una serie di colleghi per poi farne passare qualcuno a Green Belt,” spiega Nicola.

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Nel frattempo, puoi ascoltare l’intervista completa a Nicola cliccando qui sotto.

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